Qualche giorno fa, mi è capitato di riguardare la prima puntata di X Factor, reality talent scout alla sua terza edizione. Se si fa eccezione per la sostituzione della strapresente Simona Ventura con la cupa Claudia Mori, nota più per essere la compagna di Adriano Celentano che altro, il programma non appare aver subito grandi cambimenti. Sembra che la trasmissione segua lo stesso canovaccio delle telenovelle: quando lo share è in fase discendente, si inserisce un nuovo personaggio integrandolo nella stessa, identica e patetica storia, e si spera in una reazione positiva dei telespettatori. La soluzione, per dirla in soldoni, dovrebbe avere lo stesso effetto che ha il viagra: far drizzare lo share. Ma torniamo alla prima puntata del reality. Proprio mentre ero lì lì per assopirmi (non sono un critico musicale, ma a mio avviso in questa edizione non odo ugole d'ore!) i miei sensi vengono destati dalla vocina flebile ed insinuante di un opinionista musicale (il Mughini del pentagramma) che, immediatamente dopo l'esibizione di una concorrente, tira in ballo il fenomeno Susan Boyle. La cosa si fa interessante. Prendo a seguire la puntata con un piglio diverso. L'opinionista è un vj di Mtv, la concorrente è Chiara Ranieri, componente della squadra di Morgan (dai 16 ai 24 anni), Susan Boyle è una partecipante della scorsa edizione di Britain's Got Talent, pari programma d'Oltremanica. Per farla breve, la Boyle è quella signora di 47 anni che, con la sua potente ed incantevole interpretazione di I Dreamed a Dream, da Les Misérables, ha incantato la nazione prima ed il mondo poi. Qualche dato tanto per dare le dimensioni del suo successo: il video della sua performance, si dice, sia il più visto di sempre su Youtube. Le ragioni del suo successo, tuttavia, non sono da ricercarsi nella sua bravura canora, quanto nel fatto che lei non è per nulla piacente. Nelle menti dei telespettatori la strana coincidenza di abilità e bruttezza ha mandato in confusione i canoni minini ed impartiti di identificazione di un successo. Ma come, così brutta e così brava? Ma sarà possibile? Fatto sta che gli autori del programma britannico hanno riconosciuto le potenzialità della fattispecie in termini mediatici costruendo un personaggio che presto è divenuto un tormentone, il che si è tradotto in un aumento vertiginoso degli ascolti. Susan Boyle è divenuta presto la beniamina del pubblico, coccolata dai giornali e programmi tv. Adorata da internet ed incoronata icona. Lei incarna il sogno di chi ce la fa. Peccato che sia arrivata solo seconda. Perchè, che che se ne dica, le leggi dello spettacolo sono impietose: è brttua e vecchia, quindi non può trionfare. Siamo talmente assuefatti ad abbinare la bellezza e la perfetta ed asciutta forma fisca con il possesso di doti artistiche che restiamo sbalorditi quando scopriamo che il brutto anatroccolo sa cantare l'opera. Il tema è stato in passato trattato alquanto sarcasticamente da Dino Risi ne "I complessi", del 1965, con l'elblematico episodio de "Il dentone", interpretato magistralemnte da Alberto Sordi.
L'episodio narra le goffe vicende di una commissione d'esame Rai durante le selezioni per la scelta del presentatore del Tg (all'epoca la Rai trasmetteva con un solo canale). I componenti della commisione, infatti, si trovano di fronte ad un vero e proprio fenomeno della natura, Guglielmo Bertone (Alberto Sordi), coltissimo ed intelliggentissimo aspirante presentatore. Tuttavia, il soggetto presenta una piccola deformazione: ha dei denti enormi e sporgenti. La commissione, guidata da Nanni Loy nella parte di se stesso, escogita mille espedienti per evitare di portare il "dentone" sugli schermi, nelle case degli italiani, ma senza successo. L'episodio si chiude con l'affermazione di un telespettatore che esprime simpatia per il dentone mentre presenta il Tg.
Susan Boyle è un fenomeno creato da noi, intesi come pubblico, in maniera indotta. Se il canto è l'arte, bene, che si giudichi quella e scompaia il riferimento foto/videogenico dai provini. Così corriamo il rischio di perderci grandi interpreti. Ma forse la tv è divenuta un'arte quanto il canto, la danza e la pittura. Se così fosse, non vedo un futuro per la giovane Chiara Ranieri, cantante dalle grandi doti vocali ma non certamente telegenica, per mole ed aspetto. Nonostante Morgan, chiamato in causa dall'allusione (a mio avviso pertinente e pungente), abbia cercato di replicare contrattaccando con argomenti farciti di onestà e trasparenza a buon mercato, i più attenti avranno colto il senso di quelle parole, e compreso la strategia sotto la scelta di quella cantante: replicare una soluzione mediatica che ha dimostrato di funzionare. Spero di cuore di sbagliarmi, ma poi leggo le dichiarazioni della neo eletta Miss Italia, Maria Perrusi: "Non so far niente, ma ho dato il massimo" (Corriere della Sera on line), e allora le mie speranze fanno presto a naufragare e chiudo chiedendomi(vi): quant'è il massimo di niente?
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