venerdì 27 novembre 2009

La fine giustifica i Mezzi

Come hai capito che stava morendo?
Avevo male all’elzeviro.
Tu?
Mi sono sottoposta al test dell’audience. I pappagalli non parlano più e i report sono cancellati. Pensa, avevo prenotato l’esame del tubo catodico, ma me l’hanno fissato fra due anni.
I soliti tempi lunghi.
E nel frattempo è superato. Ho sborsato un capitale per sottopormi a quello digitale. Vedo che non porti più quel bel taglio editoriale di una volta.
Ho dovuto abbandonarlo per una parrucca. Le cure mi stavano facendo perdere i capelli. Mi manca l’informazione, quella genuina di una volta.
Bisogna trovare i responsabili di questo orrendo delitto e punirli.
In maniera esemplare! Non c’è giorno in cui non piango al pensiero della mia vecchia reputazione in bianco e nero.
Oh, ma io mi sto già muovendo. Indago sulle cause del recesso dei miei abbonati.
Ed io ho sottoposto ad inchiesta l’auditel. Nessuna sa!
Tu?
Niente, ma ho inviato a tutti delle offerte senza precedenti.
Hanno abboccato?
Qualcuno, con carta di credito. La gente non ha più tempo per le file.
Vuole solo distrarsi e non pensare alla crisi. C’è crisi sai?
Certo che lo so. Ho riempito la programmazione di show per farla dimenticare.
Come?
Do dei pacchi!
Mi pare scorretto.
Arrogante e saccente, ecco cosa sei!
E tu, banale e ridondante!
Cosa?
Ridondante. Ignorante!
Guarda che io sono molto più ricca e seguita di te. Io distraggo!
Ed io rilasso con più classe, e la classe non ha prezzo!
Presto vedrai quant’altro svago offrirò. Balli e sorrisi. Giovani ragazze in fresche vesti. Stramberie.
Ed io inserti patinati. Poster accattivanti e concorsi gratta e vinci!
Ma se sei caduto nella rete! Lì è tutto diverso.
Bazzecole, ho aperto anche un profilo facebook. Parli proprio tu, che nella rete riesci a vedere la luce solo attraverso un tubo!
Ipocrita, se vuoi vedere come si fa a stare in linea, dai un’occhiata ai miei podcast: puoi rivedere tutti i gol e le news dal mondo del gossip.
Non ricordo più di cosa stavamo parlando.
C’era un cadavere di mezzo.
Non ne sento mica la puzza. Sarà successo lontano da qui, tanto tempo fa.
Tu ne hai dato notizia?
Non ricordo, ma non credo di aver mai bucato.
Io neppure, e dalla regia mi dicono che lo show deve continuare. Forse se non lo diciamo, nessuno se ne accorgerà. Facciamo così: io distraggo e tu infossi!
Neppure un coccodrillo?
No!
E se qualcuno sentisse la mancanza dell’informazione?
Be’, a quel punto io mostrerò più coscia e tu aumenterai le tue rubriche scritte da gente famosa.
Ah, le hai notate!
Sì, davvero ingegnose. Se non ne parleremo noi, nessuno se ne accorgerà.

Ipotesi di credibilità

Mi spieghi cosa ci fai in una camera d’albergo con un cadavere?
Ero venuta qui a portare dei documenti. Me lo aveva chiesto lui ieri.
Ma lui è chi penso che sia?
Sì.
Allora dobbiamo filare.
Non possiamo. Aveva segnato il nostro appuntamento sulla sua agenda. Facciamogli sparire l’agenda!
Non so dov’è.
Allora chiamiamo la polizia. Non abbiamo fatto nulla di male, vero?
Be’, non proprio. Cioè non lo so.
Che significa?
Quando sono entrata, lui era diverso, molto più affabile e lusinghiero.
Mi stai dicendo che c’ha provato con te?
In un certo senso.
E tu ci sei stata?
Ma che scherzi! Solo che davanti alle sue avance, credo di aver reagito male.
Che intendi dire?
Devo averlo spinto un po’ troppo forte.
Lo hai colpito alla testa?
No. Si deve essere sentito male ed è franato in terra, morto. Il livido deve esserselo procurato cadendo. Dobbiamo dire la verità!
Non ti crederà nessuno! Hai idea di chi stiamo parlando? Un personaggio integerrimo, diranno, e tu verrai additata come un’arrivista, disposta a fare qualsiasi cosa pur di fare carriera. M’è venuta un’idea! Aiutami a spogliarlo.
Cosa?
Levagli i pantaloni ed infilagli i tuoi collant!
Cosa hai intenzione di fare?
Simuleremo un’incontro piccante, perverso se saremo bravi. E quando giungeranno le autorità, dichiarerai di aver visto scappare una donna, prosperosa e dai lineamenti marcati, sudamericani. Un transessuale, insomma. Così saremo più credibili.
Scherzi?
Pensaci, lui è un uomo importante, insospettabile, praticamente uno scenario perfetto per uno scandalo. I media ci inzupperanno per giorni. La magistratura farà il suo show ed il caso susciterà un tale scalpore che la gente non potrà non crederci.
Gli levo anche la camicia?
Sì!
Sei sicura che non sia successo nulla tra di voi?
Perché?
Guarda.
Hmm, davvero dotato.
È il rigor mortis!
È invidia.
Ma invidia di che! Piuttosto, controlla se ha del viagra addosso.
Niente da fare… era tutto farina del suo pacco!
Ah, ah! Divertente. Abbonda con quel rossetto, deve sembrare un pervertito.
Sì, ma non vorrei esagerare.
Ed invece devi! Non ci devono essere equivoci sulle sue tendenze. Quanto calza?
Chi?
Lui!
Perché?
Voglio mettigli le tue scarpe.
Ma sei fuori! Ed io come faccio poi?
Ti presto le mie.
Sono troppo piccole!
Da’ a me… Perfetto! Una pervertito che ha voluto strafare, ecco cosa sembra ora. Certo, manca della droga, ma a quella ci penseranno i giornali.
E adesso che fai?
Giro un video con il cellulare. Lo mettiamo on line e ci facciamo due soldi.
Andiamo, incomincio ad avere paura.
Aspetta! Scatto anche una foto.

Novembre 2009
Racconto finalista Tiro Rapido
Contest di letteratura gialla
Corriere della Sera - Milano

lunedì 9 novembre 2009

Sunday's movie



"L'uomo che fissava le capre" è un film del regista Grant Heslov ed è tratto dall’omonimo libro che il giornalista inglese Jon Ronson ha scritto sul First Earth Battalion dell’esercito americano.
Nei primi anni '80, l’esercito americano dà vita ad un esperimento: crea ed addestra un reparto speciale che utilizza degli strani poteri psichici per fare cose assolutamente surreali come leggere nel pensiero il nemico, passare attraverso pareti (ma sono più i nasi frattuarti nel tentativo di farlo) o uccidere una capra semplicemente guardandola, come accade al soldato Lyn Cassidy, interpretato da George Clooney. Alla base, l'illuminazione del fondatore del reparto Bill Django (Jeff Bridges) che, tra droghe, pantaloni a zampa e musica rock insegna ai suoi uomini a diventare guerrieri Yedi. Il tutto è visto con gli occhi del giornalista Bob Wilton (Ewan McGregor) a caccia di se stesso piuttosto che di qualcosa da raccontare. Grande la scena della capra che frana in terra sotto lo sguardo penetrante del soldato Cassidy. Un finale redendorio ed allucinogeno dona speranza, e corona una storia raccontata senza infamina né lode, eccetto che per qualche scena (troppo poche direi!). Morale: la mente può essere un'arma letale, gli hippy hanno i capelli lunghi, gli esceriti sperimentano e le capre vanno svincolate dal concetto di espiazione/sacrificio.


p.s.
Ah, dimenticavo, domenica scorsa ho visto Parnassus...

20 anni della Caduta del muro di Berlino




Fra le tante immagini che ritraevano lo storico evento, una m'è rimasta particolarmente impressa: il celebre violoncellista Rostropovich suonava il suo amato strumento ai piedi del muro, fra la folla in festa e la gente armata di piccone.
Pareva voler celebrare quel momento con quanto di più bello avesse potuto offrire, la sua musica. Era come se tentasse di abbattare il cemento con le note, e allo stesso tempo offrisse sollievo e cadenza alla gente che, anche a pungi, si sforzava di demolire il muro.