domenica 17 maggio 2009

Spike Jonze Tribute

Rap Video Clip




Skate for Lakai




Ikea




Levi's "Doctor"




Levi's "Fly weight jeans"




Gap Store




Short Film "How they get there"




Another short film "Wax - Southern California"




Adidas Commercial




Great video clip:
"Sabotage" - Beastie Boys




"Weapon of choise" - Fat Boy slim

Air France commercial - Michel Gondry

sabato 16 maggio 2009

Il sacrificio di Edipo

Nonostante avesse una pistola puntata in faccia, conservò il suo sangue freddo e la sua arroganza. L’arma aveva una lunga canna argento ed il tamburo gonfio. L’uomo che la impugnava sudava copiosamente ed il suo respiro cresceva man mano che in lui prendeva piede la convinzione di fare fuoco. Era estate, e la brezza marina si diffondeva leggera come il profumo di viole in primavera. Quando udii il colpo esplodere, avevo gli occhi chiusi e tutto quello a cui riuscivo a pensare era solo un vecchio film western che mio padre mi costringeva a vedere e rivedere in continuazione. Gli ricordava la sua giovinezza, così diceva mentre ordinava a mia madre di portargli da bere e a mia sorella di chiudere il becco. Quando li riaprii, vidi quel corpo franare in terra come un macigno. Non so dove quell’evento mi scaraventò, ma avvertii un certo senso di pace. Dalla folla si fece largo una donna, tra singhiozzi e lacrime. Si inginocchiò accanto il corpo che ancora riversava sangue e cervella e, con fare amorevole, gli afferrò il capo sollevandolo da terra. Con una mano gli sistemò i capelli e gli levò via il sangue dal volto. Poi alzò la testa e urlò così forte al cielo da spalancargli le porte del Paradiso. Quando mollai la pistola, mi parve di volare. Lo sguardo di mia madre, con sul volto ancora i segni delle sue percosse, mi riportò lì dov’ero. Stringeva ancora il corpo di mio padre come mai le avevo visto fare prima. Nei suoi occhi lessi la tragedia trasformarsi in dolore, che divenne presto anche il mio. Mi sentii smarrito, abbandonato. Lei si alzò da terra come una Madonna affranta e si avvicinò a me. Mi percosse il petto con pugni, mentre i suoi occhi parevano schiantarsi rabbiosi contro il mio animo. Sono qui per fare ciò che andava fatto, vero mamma? Vero? Non appena lei poggiò la testa sulla mia spalla, avvertii un brivido sconvolgermi le viscere. Avrei tanto voluto che smettesse di piangere, che mi sorridesse e mi accarezzasse come una volta. In lei c’era tutta la mia libertà, tutto il mio amore. Avevo ammazzato la sua speranza, avevo equivocato il suo dolore. Avrei voluto dirle che non era accaduto nulla, che il suo amore era salvo e che avremmo percorso altre strade assieme, ma ormai le ero troppo distante.

venerdì 1 maggio 2009

Io sono pubblicitario

- A che piano vai?
- Al quinto. Lei?
- Pure... Sei il figlio della professoressa?
- Sì!
- E che fai, vai all'università?
- No signora, ormai è da un pezzo che ho terminato gli studi.
- E che hai studiato?
- Giurisprudenza.
- Ah, avvocato!
- Sì, diciamo. Giurisprudenza appunto!
- E che fai, lavori?
- Certo che lavoro.
- Da un avvocato?
- No.
- Hai lo studio tuo?
(Calzo 42, occhi castani, capelli ricci e un dannato diastema tra gli incisivi superiori che mi perseguita dacché sono nato. Serve altro, maletedda ficcanaso?)
- No signora, non ho uno studio mio.
- Uh, mi dispiace.
- Non si dispiaccia, sto benissimo come sto!
- Ah, sì! E che fai?
(Avida e curiosa vecchia griffata)
- Mi occupo di comunicazione...
- Cosa?
- Sono un copy... un pubblicitario, ha presente?
- Un publiche?
- La pubblicità, signora! Ha presente quella sui giornali, sui manifesti... quella della tv? Be', io faccio quello di mestiere!
- Ah, che peccato!
(Maledetta stronza che non sei altro, come che peccato!)
- E dovevi studiare avvocato per fare quel mestiere?
- No, non c'è bisogno di fare giurisprudenza per farlo.
- Neeeeee... che peccato davvero! E chi te lo fa fare?
- Ma a me piace quello che faccio! Mi piace davvero molto.
- Ti sei sacrificato molto. Madonna mia, mi dispiace davvero!
- No, forse non mi sono spiegato (arpia invadente che non sei altro!).
- Faccio quello che più mi piace fare e con buoni risultati, devo dire. Quindi perchè dispiacersi? Io sono felice così!
- Davvero, mi dispiace assai. I sacrifici... questo lavoro. Vabbè, buona fortuna figlio mio... assai di fortuna. E saluta a mamma.
- Grazie, non mancherò! (ma vaffanculo!)


I fatti descritti fanno riferimento ad un avvenimento realmente accaduto.

Oggi il "pubblicitario" continua a fare il pubblicitario nella sua città.
E' felice di fare quello che fa.

La signora invadente, appena dopo quella conversazione, è stata vista entrare nell'appartamento di fronte a quello del pubblicitario. Entrando, ha confessato alla figlia di essere davvero dispiaciuta per il ragazzo con cui era salita in ascensore - "il figlio della professoressa" - perchè "faceva la pubblicità".
Ha domandanto, poi, se per fare "la pubblicità" ci volesse una laurea in legge. Alla risposta negativa del suo interlocutore, la vecchia ed impicciona signora ha replicato: "quanti sacrifici... che peccato! ma non poteva fare l'avvocato!".
Ad oggi, nessuno sa se quella signora sia mai uscita da quella casa e se abbia smesso di dispiacersi per il povero pubblicitario laureato in legge.

A Vision of K12 Students