- A che piano vai?
- Al quinto. Lei?
- Pure... Sei il figlio della professoressa?
- Sì!
- E che fai, vai all'università?
- No signora, ormai è da un pezzo che ho terminato gli studi.
- E che hai studiato?
- Giurisprudenza.
- Ah, avvocato!
- Sì, diciamo. Giurisprudenza appunto!
- E che fai, lavori?
- Certo che lavoro.
- Da un avvocato?
- No.
- Hai lo studio tuo?
(Calzo 42, occhi castani, capelli ricci e un dannato diastema tra gli incisivi superiori che mi perseguita dacché sono nato. Serve altro, maletedda ficcanaso?)
- No signora, non ho uno studio mio.
- Uh, mi dispiace.
- Non si dispiaccia, sto benissimo come sto!
- Ah, sì! E che fai?
(Avida e curiosa vecchia griffata)
- Mi occupo di comunicazione...
- Cosa?
- Sono un copy... un pubblicitario, ha presente?
- Un publiche?
- La pubblicità, signora! Ha presente quella sui giornali, sui manifesti... quella della tv? Be', io faccio quello di mestiere!
- Ah, che peccato!
(Maledetta stronza che non sei altro, come che peccato!)
- E dovevi studiare avvocato per fare quel mestiere?
- No, non c'è bisogno di fare giurisprudenza per farlo.
- Neeeeee... che peccato davvero! E chi te lo fa fare?
- Ma a me piace quello che faccio! Mi piace davvero molto.
- Ti sei sacrificato molto. Madonna mia, mi dispiace davvero!
- No, forse non mi sono spiegato (arpia invadente che non sei altro!).
- Faccio quello che più mi piace fare e con buoni risultati, devo dire. Quindi perchè dispiacersi? Io sono felice così!
- Davvero, mi dispiace assai. I sacrifici... questo lavoro. Vabbè, buona fortuna figlio mio... assai di fortuna. E saluta a mamma.
- Grazie, non mancherò! (ma vaffanculo!)
I fatti descritti fanno riferimento ad un avvenimento realmente accaduto.
Oggi il "pubblicitario" continua a fare il pubblicitario nella sua città.
E' felice di fare quello che fa.
La signora invadente, appena dopo quella conversazione, è stata vista entrare nell'appartamento di fronte a quello del pubblicitario. Entrando, ha confessato alla figlia di essere davvero dispiaciuta per il ragazzo con cui era salita in ascensore - "il figlio della professoressa" - perchè "faceva la pubblicità".
Ha domandanto, poi, se per fare "la pubblicità" ci volesse una laurea in legge. Alla risposta negativa del suo interlocutore, la vecchia ed impicciona signora ha replicato: "quanti sacrifici... che peccato! ma non poteva fare l'avvocato!".
Ad oggi, nessuno sa se quella signora sia mai uscita da quella casa e se abbia smesso di dispiacersi per il povero pubblicitario laureato in legge.
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