sabato 16 maggio 2009
Il sacrificio di Edipo
Nonostante avesse una pistola puntata in faccia, conservò il suo sangue freddo e la sua arroganza. L’arma aveva una lunga canna argento ed il tamburo gonfio. L’uomo che la impugnava sudava copiosamente ed il suo respiro cresceva man mano che in lui prendeva piede la convinzione di fare fuoco. Era estate, e la brezza marina si diffondeva leggera come il profumo di viole in primavera. Quando udii il colpo esplodere, avevo gli occhi chiusi e tutto quello a cui riuscivo a pensare era solo un vecchio film western che mio padre mi costringeva a vedere e rivedere in continuazione. Gli ricordava la sua giovinezza, così diceva mentre ordinava a mia madre di portargli da bere e a mia sorella di chiudere il becco. Quando li riaprii, vidi quel corpo franare in terra come un macigno. Non so dove quell’evento mi scaraventò, ma avvertii un certo senso di pace. Dalla folla si fece largo una donna, tra singhiozzi e lacrime. Si inginocchiò accanto il corpo che ancora riversava sangue e cervella e, con fare amorevole, gli afferrò il capo sollevandolo da terra. Con una mano gli sistemò i capelli e gli levò via il sangue dal volto. Poi alzò la testa e urlò così forte al cielo da spalancargli le porte del Paradiso. Quando mollai la pistola, mi parve di volare. Lo sguardo di mia madre, con sul volto ancora i segni delle sue percosse, mi riportò lì dov’ero. Stringeva ancora il corpo di mio padre come mai le avevo visto fare prima. Nei suoi occhi lessi la tragedia trasformarsi in dolore, che divenne presto anche il mio. Mi sentii smarrito, abbandonato. Lei si alzò da terra come una Madonna affranta e si avvicinò a me. Mi percosse il petto con pugni, mentre i suoi occhi parevano schiantarsi rabbiosi contro il mio animo. Sono qui per fare ciò che andava fatto, vero mamma? Vero? Non appena lei poggiò la testa sulla mia spalla, avvertii un brivido sconvolgermi le viscere. Avrei tanto voluto che smettesse di piangere, che mi sorridesse e mi accarezzasse come una volta. In lei c’era tutta la mia libertà, tutto il mio amore. Avevo ammazzato la sua speranza, avevo equivocato il suo dolore. Avrei voluto dirle che non era accaduto nulla, che il suo amore era salvo e che avremmo percorso altre strade assieme, ma ormai le ero troppo distante.
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