Io mi sposo, convolo a nozze. E' tutto deciso: la data, la chiesa, i testimoni, persino la sposa. Sulle bomboniere abbiamo qualche problemino, da una parte si discute sulla loro assoluta inutilità, dall'altra sull'influenza che queste posso esercitare sull'opinione parenterale, una sorat di totem del consumismo versione coniugale in forma di tazzina, centrotavola o perfino di kit per fumatori di sigaro e bombonirere fai da te, di quelle fatte con le manine degli sposi, davanti al caminetto dell'Ikea, sul tavolo dell'Ikea, seduti su sedie Ikea - ma di design -, guardando stretti stretti la tv ed accorgendosi solo ora che la prima serata è passata dalle 20,30 alle 22 ed Emanuale Foliero conduce ancora i Bellissimi. Ma questa è un'altra storia.
Ho intenzione di raccontare tutto quello che succede dal giorno in cui si decide di sposarsi - quando si decide seriamente, non a chiaccehere - sino al giorno del matrimonio: Wedding tales. Post dopo post, varcherò la soglia di questo blog con la mia sposa in braccio. Il mio reportage matrimoniale sulle mie nozze.
Premetto che sarà difficile sentirmi lamentare del matrimonio in sé per sé, come istituzione o, come tanti l'apostrofano, tomba dell'amore. Io ci credo e non voglio una Harley. Io voglio farlo e voglio sapere chi mi dorme accanto. Si tratta di scelte. Aperta e chisua parentesi.
Avete una vaga circa quante cose bisogna fare prima di sposarsi? Quante faccende da sbrigare ma soprattutto quante gente da ascoltare? E' proprio da qui che voglio incominciare: la gente da ascoltare. Tralasciamo, ma solo per adesso, i parenti e gli amici, i vicini di casa, la parrucchira di mia madre e persino chi si intromette nei discorsi per dirti la sua - di loro avrò modo di pralre poi -, e soffermiamoci sul sacerdote. Cosa diavolo mi parli del matrimonio? Proprio tu che hai scelto la castità, virtù all'antitesi del sacramento al quale mi accingo! Tu, l'unico homo erectus che io conosca ad indossare il collare per scelta e non hai il microchip - fanno eccezione i metallari e i galeotti in permesso premio -. D'accordo, qualcuno potrebbe obiettare che il sacerdote ne conosce l'aspetto più profondo e spirituale ma soprattutto: se la pensi così, perchè ti sposi in chiesa? Perchè voglio un bene dell'anima a mia madre e non le spezzerei mai il cuore. E poi c'è la sposa e i suoi sogni di bambina con il velo lungo un chilometro, i paggi vestiti di velluto rosso, lo sposo sull'altare ed un cavallo bianco che aspetta fuori dalla chiesa.
Se fosse per me, il matrimonio dovrebbe celebrarlo mio padre o un altro grand'uomo nel caso in cui mio padre volesse essere solo spettatore, o fosse colto da coliche renali. Un uomo sposato, uno che conosce bene ciò a cui io sto andanto incontro. Il passaggio del testimone. Altrimneti sarebbe come il rumore dell'oceano spiegato da un turista o il sesso da una videocassetta. Poi c'è tutta la storia che fa del sacerdote il ministro pronto a santificare il momento di congiunzione eccetra eccetra. Ma, in cuor mio, non credo che un sacerdote possa santificare l'unione agli occhi di Dio più di un sorriso della persona che si ama o mentre il frutto del loro amore si muove carponi sul pavimento d'estate. Anche questa è un'altra storia.
Per sposarsi si deve frequentare un corso prematrimoniale, in chiesa, nella parrocchia di appartenenza di uno dei due sposi. Almeno così dovrebbero stare le cose, ma ho già sentito di raccomandati. Dio vede e provvede. Si tratta di un percorso obbligatorio di preparazione al santissimo sacramento del matrimonio. Se non partecipi, non ti sposi. Anche se non è in questi termini che la cosa ti viene posta. Sono tutti cordialissimi e sorridenti. Felici di accoglierti e gaudenti per il passo che stai per compiere.
Come prima cosa domenica scorsa sono andato in chiesa, il tempio in cui mi sposerò che è diverso dal luogo in cui frequenterò il corso. Ci sono andato perchè io e la mia futura signora eravamo attanagliati da un dubbio atroce: il sacerdose ricorderà la data delle nostre nozze? Quando l'abbiamo fissata era estate, non che il clima pregiudichi nulla, ma il sacerdote ci aveva scrupolosamente avvertito che saremmo dovuti ritornare da lui per il cambio dell'agenda. Il cambio dell'agenda! Pensai tra me. Immediatamente la mia immaginazione corse a costruire un rituale fatto di tanto incenso, sangue ragrumato, biro e pergamene. Un rito ignoto ai più che i sacerdoti eseguivano in segreto ogni mese di ottobre nel silenzio della notte. Nulla di tutto questo, ovviamente, solo la semplice trascrizione dei dati relativi ai matrimoni da un'agenda a quella dell'anno successivo. Un'incombenza da nulla, se non fosse per il fatto che la nostra data non si trovava.
Cosa diavolo significa non si trova la data?! Mi pare di aver esclamato. Non è che da un momento all'altro non esiste più... chessò il 24 dicembre! Si salta la vigilia e si passa subito a Natale. Cerca, cerca bene, deve essere lì. Precisamente prima del giorno successivo e dopo quello precedente. Ah bene!, lo vedo esclamare dopo almeno due minuti di silenzio e sguardi imbarazzati. Eccovi qui, il primo luglio! Cosa cosa cosa! Ma non ci sposiamo il primo luglio! Ha strepitato con prontezza felina la mia futura sposa. Ma sì, qui è scritto così! Ha replicato il sacerdote. Tensione, tanta tensione. Il mio pensiero è andato subito alla caparra lasciata al ristorante per la preonotazione e al fioraio e tutto il resto. No, perchè se quello scellerato avesse davvero equivocato sulla data e qualcun altro l'avesse impegnata, ci sarebbe scappato il morto: estrema unzione, altro che matrimonio. Per un po' ha anche cercato di convincerci che la data era proprio quella. Lo sguardo assassino della mia futura sposa lo richiama all'ordine. Memento. Tutto sistemato. Sudavo, dio solo sa quanto.
A riprova dell'affidabilità del sacerdote, mi chiede per la quarta volta che mestire faccio. Il pubblicitario, gli rispondo. Ah bene! ansima lui. Vorrà dire che ci darai una mano con la comunicazione! Padre - gli rispondo - non credo che l'azienda per la quale lavora abbia poi tanto bisogno di pubblicità. Ridiamo. Tutti. Smetto di sudare mentre la mia futura sposa prende a sollevare nervosamente le gambe dal pavimento. Cosa c'è? le chiedo tra i denti. Lo scorpione... lo scorpione non c'è più sulla parete. E' scappato. Magari è qui sotto, esclama. Entrando in chiesa, il solerte parroco, prima ancora di stringerci la mano, ci aveva informato che sulla parte proprio di fronte a noi c'era un piccolo scorpione che riposava. Lo prendo? ci aveva chiesto. Anzi lo aveva chiesto solo alla mia futura sposa, proprio come fanno i bambini con le bambine. No, padre, lo lasci stare lì. Se vuoi lo uccido! aveva continuato il parroco. Ok, gli aveva risposto lei. Hmmm, meglio di no, altrimenti sporco il muro di sangue. Abbiamo appena terminato le opere di restauro, aveva concluso il prelato. Non sono certo che uno scoripone spiaccicato avesse fatto crollare l'intera chiesa, piuttosto avevo letto nei suoi occhi una fifa dannata. Il coraggio te lo dà Dio, ma eravamo alle spalle del crocifisso.
Dopo lo spiacevole equivoco della data, il parroco ci intrattiene ancora qualche minuto: ci raconta le regole da seguire in chiesa il giorno del nostro matrimonio. Niente abiti succinti (perchè qualcuna viene vestita in maniera indecente, sentenzia), niente fiori sui banchi (sono nuovi), per il resto potete fare tutto, nei limiti della decenza si intende. Poi ci parla del coro e di Giuseppe l'oganista, a detta sua il più bravo organista della città. Se poi, però, noi vogliamo optare per un'altra soluzione musicale siamo liberi di farlo. Ho opzionato Imanuel Casto. Prima di congedarci ci dice che ci sarebbe un'offerta da elargire... tariffa standard. Però anche lì, se vogliamo, o ci troviamo di fronte a ristrettezze economiche, possiamo scegliere di dare qualcosa in meno. Due polli, un grattino da un'ora e una pepsi! Il saluto è rapido e formale. Deve celebrare messa poco dopo ma in un'altra chiesa. Gestisce tre o quattro chiese. Un presenzialista dell'altare con le sue groupie pronte a recitare litanie ad un suo cenno.
E' arrivato il momento di presentarci alla catechista che terrà il corso prematrimoniale. Siamo in un'altra chiesa. Tutt'altra struttura: più moderna e sinuosa, anzi no, asettica e ricurva. L'architetto, nel progettarla, deve aver pensato ad un penitente chino su stesso nella sala d'aspetto di un laboratorio d'analisi. La struttura è soppalcata, piena di curve e con un altare talmente spoglio da sembrare incompleto. Forse se avessimo ricevuto più beneficienza..., pare sussurrare il Cristo dipinto in forma di mosaico dietro l'altare.
L'appuntameno è per le 18,30, ma lì non c'è nessuno ad accoglierci. Solo fedeli intenti a recitare il rosario. Ci sediamo ed aspettiamo. Ci sediamo ed ascoltiamo. La mia futura sposa sobbalza quando tutti si levano in piedi improvvisamente ed alzano il tono della voce. Chi recita il rosaio per tutti è un uomo dalla di mezza età, testa canuta e ghiacca scura avvolta dalla forfora. Siede dall'altra parte del banco. Si risiendono stremati dopo quelle urla. La litania diventa di nuovo bisbiglio ed ipnosi. Poi di nuovo sveglia, urla e bagliore nei loro occhi di fedeli. Ci sentiamo un po' spaesati. Era come quando si entra in un ufficio dove c'è un'enorme fila di persone in attesa, davanti agli sportelli, e tu hai solo un'informazione da chiedere. Te ne stai lì immobile per qualche minuto, incerto se tuffarti davanti a tutti e chiedere all'operatore, oppure cercare di scovare un impiegato passare di lì.
Una donna piuttosto anziana si muove dal nugolo di penitenti e, con ancora il rosario in mano, ci viene incontro. Voi siete delle coppie? ci chiede puntandoci gli occhi addosso. Sì, rispondiamo noi. Allora dovete andare su da Raffaella, vi aspetta. Su dove? le chiedo. Su, c'è la luce accessa, conclude quella. Dico questo perchè mentre tutto ciò accadeva, la chiesa era al buio. Sonnolenza, ipnopedia. Saliamo su per le scale, vediamo la luce. Non sento gli angeli, allora bussiamo. E' questo il corso prematrimoniale? No! ci risponde una signora con un bambino in braccio: peccatori o ripetenti, penso. Il corso, prende a dirci un'altra signora dal sorriso smaliante, incomincerà dopo la messa delle 19,00. Aspettatemi giù, io sono Raffaella.
Ritorniamo tra i banchi e riprendiamo il nostro posto. Dopo solo cinque minuti quella Raffaella ci appare alle spalle. Giuro che non l'ho sentita arrivare. Volete fare l'offertorio? ci chiede sorridendo. Be' sì... in cosa consiste? chiediamo. Dovete portare dei doni sull'altare, ma quando ve lo dico io. Ok rispondiamo. Porteremo dei doni sull'altare. Incomincia la messa. Incomincia lo show. Le luci ora sono sono abbaglianti, l'odore di incenso riempie la chiesa. La musica è soave ma penetrante, mi dice che Dio mi vuole bene e che devo tutto a lui, e per nessun motivo al mondo devo dimenticarlo, altrimenti brucerò all'inferno. Me lo appunto sulla moleskine.
Arriva il momento della lettura del Vangelo. E' un passo che non avevo mai sentito prima di allora. I discepoli discutevano sull'importanza di seguire le regole del Signore quando a Gesù si presenta una donna con una montagna di doglianze. Lamenta la presenza di un magistrato che di fronte l'insistenza delle richieste di una donna anziana aveva sentenziato a suo favore. Annoiato dall'assillo dell'anziana, l'aveva favorita. Terminata la lettura, il sacerdote parte con la sua predica che preannuncia sarà più lunga del solito. Quant'è il solito? mi domando. L'omelia è accessa. Ce l'ha con l'anziana donna che tediava di continuo il magistrato. Neppure una parola contro il giudice accidioso. Scellerato è l'uomo che cerca aiuto nell'uomo! sentenzia dal pulpito il sacerdote. La soluzione è dentro di noi, dentro ognuno di noi, senza nessuna esclusione!
Continua raccontando la sua giornata tipo fatta di un'infinità di persone pronte a chidergli aiuto e consiglio e sostegno e lavoro e benedizione e moltiplicazione di chissà cosa. Non è al sacedote che bisogna chiedere, non è con lui che bisogna confidarsi, la ricerca è una faccenda interiore, totalmente personale, sbraita dall'altare. Un bell'esame di coscineza e il gioco è fatto. Per essere ancora più sicuro che nessuno lo scocci più, svela anche come praticare e superare con successo l'esame di coscienza: con la preghiera. Pregate, pregate e pregate. Avvalora quanto afferma raccontando che il Papa era solito pregare ogni santissimo giorno steso in terra con le braccia larghe a formare una croce. Già immaginavo la signora che mi sedeva davanti farsi spazio in cucina per pregare con il muso sul pavimento e le braccia aperte. Nel Vangelo Dio ci insegna a non scocciare i sacerdoti, a tenerci tutto dentro e risolerlo pregando: non disturbare il conducente del mio gregge.
Intonano un canto: "le mani alzate verso te... Signor". Ci arrendiamo tutti a Dio. La catechista ci fa segno di seguirla. Siamo in sacrestia con altre sei coppie. Ad ogni coppia porge un oggetto, simbolo di qualcosa di più grande, che dovrà essere portato all'altare. Lì, ad aspettarci c'è il sacerdote, da non bisogna disturbare, che con tono solenne annuncia a tutti i fedeli quello che sta per accadere: la presentazione dei promessi sposi alla comunità. Ovvero la segnalazione a tutto il quartiere dei fatti nostri. Occhio di bue su di noi.
La prima coppia porta con sé le ampolle. La catechista detta i tempi della passerella con un'attenzione particolare. Il prete annuncia al microfono il dono che offrono. E' il turno della seconda coppia. Una bibbia dalle loro mani passa a quelle del celebrante. Ora tocca a noi. In mano stringiamo un enorme cuore di peluche rosso su cui campeggia la scritta "Ti Amo". Un cuore di peluche rosso, capite! Tanto vale farmi portare una scatola di cioccolatini. La catechista manovra il cuore in maniera tale che la scritta si legga bene. Poi ci dà il via, ma mentre siano lì, tra i banchi con gli occhi di tutti addosso, ci bisbiglia di non correre. Volevamo fare in fretta. Chiunque nei nostri panni avrebbe voluto fare in fretta.
Rallentiamo sino a raggiungere l'altare. Il sacerdote ci guarda senza dire nulla. Per un istante ho creduto che ci dicesse: ma che vi salta in testa? un peluche!
Non dice nulla, muove appena il sopracciglio destro. Prendiamo quello come un segno d'approvazione. Sfiliamo via sino a tornare al nostro posto. Tutti quelli che ci sono accanto ci guardano e ridono. Forse succede lo stesso anche a quelli che hanno portato le apolle, ma per noi è diverso. Presentarsi alla comunità portando in dono un enorme cuore di peluche è piuttosto imbarazzante. Un po' come presentarsi ad una convention di armaioli con una fionda.
La messa è finita, andate in pace. Mentre la gente esce, il sacerdote avvisa che tutti gli sposi non ancora cresimati devono raggiungere l'altare per ricevere disposizioni. Noi abbiamo quel sacramento. Noi, io e la mia futura signora, usciamo. Un'arzilla vecchietta ci ferma sull'uscio: dove credete di andare? dovere andare all'altare! Signora - le rispondo -, all'altare vanno solo quelli che non sono ancora cresimati. Le sembrano facce di due senza cresima!
Usciamo e andiamo a bere qualcosa. Mentre la vecchietta sposta il tavolo della cucina e si stende sul pavimento a pregrare.