
Siamo a febbraio, il mese degli innamorati e del festival: miele e melodie. Roba da sentirsi tutti appiccicosi e con un gran mal di testa. meno male che dura solo 28 giorni, salvo bisestilità.
Ieri, comunque, è incominciata la 60esimma edizione del festival dei fiori, Sanremo. Soprassediamo sulla questione Morgan, a mio avviso una ben ideata operazione di marketing (dannazione, si drogava anche quando conduceva XFactor!) volta a promuovere un vento sul viale del tramonto facendo leva su argomenti ghiotti ai benpensanti - categoria di cui il pubblico italiano è pieno zeppo - che, alla fine si è risolta in un crack riabilitativo, con tanto di lettura della lirica stupefacente (lol!). E parliamo delle esclusioni celebri: Toto Cutugno (Aeroplani), Nino D'Angelo (Jammo Jà) e il trio Pupo-Emanuele Filiberto-Luca Canonici (Italia amore mio). Mai giuria fu più gisuta. Mai voto tanto esatto. Via subito, via in fretta. Scarti artistici scongelati per l'occasione. Gli annali ed i libri di storia riporteranno l'accaduto come il primo episodio di presa di coscienza della "classe" dei telespettatori, che per troppo tempo ha agito come annebbiata, annichilita da contenuti inesistenti e note stonate. Presto la rivoluzione mediatica avrà inizio, tenetevi pronti e fate scorta di decoder!
Ah, dimenticavo, la Clerici indossava un vestito rosso.
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